Pagina:Torriani - Tempesta e bonaccia, Milano, Brigola, 1877.djvu/167

Da Wikisource.

— 161 —

abitudine, faceva un vuoto ne’ miei sogni d’avvenire. Non potevo pensarci senza raccapriccio.

«Provai un senso di freddo al cuore, e vidi tremolare tutti gli oggetti traverso le lagrime che mi velarono gli occhi.

«Camminammo un lungo tratto in silenzio; ed in quei momenti rividi col pensiero tutto il passato ch’io conosceva di quel giovane. Ritrovai la sua generosità, la lealtà del suo cuore, ed il suo agire sempre nobile e dignitoso. Ed allora la sua freddezza mi parve un torto ben lieve in confronto al mio torto; e mi sentii sempre più avvilita. Ed il rimorso nel mio cuore era più forte che il sentimento della libertà ricuperata.

«Quelli che ci scontravano ci credevano marito e moglie, o, se ci conoscevano, sapevano delle nostre promesse, e pensavano che fossimo felici di quella passeggiata sentimentale a lume di gaz. E noi invece eravamo divisi moralmente, e stavamo per diventare estranei.

«Volli pensare a Max. Ma mi faceva l’impressione di uscire da una casa tepida, agiata, elegante, per correre lungo campi e boschi nel furore d’un uragano, ad inebriarmi delle tremende bellezze della natura in burrasca. Era la tempesta con le sue grandi emozioni, le sue fiere bellezze, ma con tutti i suoi danni ed i terrori e le repulsioni che inspira.