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e che m’avesse tolto dei tesori inestimabili, e mi lasciasse nello squallore.
Però vedevo Onorato immancabilmente alla messa della domenica. Sovente lo incontravo in istrada. Se s’andava in casa Bonelli, le cugine mi facevano uscire sul balcone, e qualche volta lo vedevo passare, e sempre mi guardava allo stesso modo.
Poi, nella quaresima, un giorno io, un giorno mia sorella, s’andava alla predica colla zia. E lui c’era sempre, in capo alla fila dei banchi dove era il nostro, nella cappella di Sant’Agapito. E, quand’era il mio giorno, mi guardava tutto il tempo della predica. E quand’era il giorno della Titina guardava lei, e lei me lo diceva al ritorno portandomi quegli sguardi come un’ambasciata; ed era anche quella una gioia.
Del resto, non ero un’eccezione. C’erano a Novara parecchie ragazze che avevano degli amori a quella maniera, ed erano contente