Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 131 — |
— Fate lesti, figlioli.
Dalla porta mezza aperta si vedeva la strada. E passò una giovine. Ceccaccio la chiamò, con un fischio.
Disse Pipi:
— Bada se viene qua.
— Che cosa si fa qui? — domandò il trattore. — Si chiacchiera soltanto?
— O che cosa vuol fare?
E il compagno di Ceccaccio si sedè su la paglia, mettendosi le mani sopra i ginocchi.
— Non avevate furia, dianzi?
— È vero. Ci paghi.
— Eccovi sei lire. Levatevi di qui!
Pipi e Nosse escirono, con il loro barroccio.
— Tocca a noi ora.
— Dunque quanto ci vuole dare?
— Pesiamola.
I due presero una stanga, e vi misero l’uncino della stadera; a cui attaccarono il laccio della fune.
— Pesi bene, padrone!
— E tu non appoggiarti con le ginocchia.
— Io? Guardi: c’è un braccio di distanza.
Ed avendo su la spalla la stanga, Palloccola alzò sopra il capo le mani; mentre il corpo gli tremava per lo sforzo.
La paglia era un quintale. Fecero il conto; e la legarono, per trarla su con la carrucola.
— Lavora anche lei, padrone?