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dormentarsi, sì disse, sempre con gioia, a voce alta:
— A domani c’è poco!
Stette indeciso tutta la mattina, e la sera le scrisse; perchè sentiva d’amarla da vero. Di Ghìsola non si ricordava come fosse il volto; ma piuttosto, senza vederli chiaramente, gli pareva che si ripetessero i suoi movimenti intorno a lui. Il colore del suo vestito era doventato una luce, che di quando in quando sopraggiungeva come un lampo.
Ghìsola si fece leggere la lettera dal suo amico; a cui aveva già detto, a modo suo, della visita, non fidandosi della lingua di Beatrice, la donna di servizio veduta da Pietro.
Il signor Alberto le domandò, ridendo:
— Perchè ti scrive? Sembra che ti ami da molto tempo. È una lettera curiosa. Fammela rileggere.
Ad ogni frase, questa volta, si fermò per guardare Ghìsola che gli stava appoggiata ad una spalla. Riprovavano quei sentimenti che c’erano espressi, sapendo che non sarebbero stati possibili a loro. Finita la lettera, egli baciò l’amante:
— Questo è suo.
Ella strappò il foglio, e si mise, per farlo ridere di più, ma anche per l’allegrezza, a camminare con i tacchi e a girare su sè stessa. Egli ci si divertì, ma chiese: