Pagina:Tozzi - Con gli occhi chiusi, Milano, 1919.djvu/226

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da una mucchia di manne di grano. Ed era parso che dal tetto della casa grondasse giù la luce del sole e rimbalzasse in terra in un cerchio di fiamme.

Ma, da dove s’erano fermati, videro, in cima ad una collina alta, Vico Bello tra i suoi alberi fasciati da un muro: tutta la collina era verde di granturcheti, mentre gli olivi sembravano incolori e trasparenti. I filari delle viti ingrossati dalle proprie ombre.

Un mendicante si sedette su gli scalini della Cappella; alla cui meria erano anch’essi: se lo accennarono, sorridendo d’aver avuto lo stesso pensiero; e attesero che cominciasse a mangiare il pane che stringeva con tutte e due le mani.

La diligenza arrivò. Dentro, c’era una donna e un contadino dalla faccia smunta e la barba non rasata: un malato che la moglie aveva ripreso dall’ospedale. Egli reggeva accanto a sè un fazzoletto rosso, pieno di medicine; la moglie teneva su le ginocchia uno scialle bigio che gli avrebbe messo la sera. L’uomo aveva gli occhi velati, e pareva che si trovasse a disagio; come se avesse voluto che la diligenza non si fermasse, aspettandosi una cosa che li avrebbe disturbati.

Le tende, abbassate per parare il sole, ondeggiavano.

Il cavallo s’era arrestato con un movimento brusco, ripiegando le gambe die-