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370 poesie non accolte dall’autore

burlesca, dettata d’improvviso da Alessandro Manzoni alla Villa Sannazzari sul lago di Como nel 1818, diretta a Giovanni Berchet, autore di un’operetta nella quale era volto in ridicolo l’uso della mitologia antica nella poesia sopra argomenti moderni». La villa, di cui il poeta era ospite allora, è quella di Belvedere, a Blevio, della marchesa Sannazari Imbonati, sorella di Carlo Imbonati (cfr. Carteggio, I, 118): ne è ora proprietario don Giorgio Vigoni.

Di quest’ode faceva già un cenno il Tommaseo, nell’edizione fiorentina del 1828-29 delle Opere di A. M., vol. III, p. 96. La diceva «ironicamente mitologica», e asseriva che «v’ebbe degli uomini di fede antica, che la presero in sul serio, e aggregarono il Manzoni ai difensori delle sante Pieridi». Ne riferiva anche due versi, «belli d’una delicata ironia», che trascriveva con una variante: «Pensa, o figliuol di Giove, almo Smintèo....».


I versi pel ritratto del Monti furon la prima volta pubblicati dallo stesso Tommasèo, nell’edizione fiorentina delle Opere del Manzoni, 1823-29, III, p. 92-5. Il critico soggiunse: «Sincere uscirono dal cuore al Manzoni quelle lodi: sincero fu il dolore e il compianto. E se quest’anima candidissima affermò che la natura avea donato al Monti il canto di Virgilio, lo affermò perchè lo credette. Noi nol crediamo: ed è questa delle poche opinioni che portiam dal Manzoni diverse.... Dal carattere politico e letterario del Monti al carattere dell’Alighieri, infinita a noi pare la distanza».

Assai ghiotto il brano d’una lettera inedita del Berchet alla marchesa Arconati, del 2 giugno 1829, che il prof. E. Bellorini gentilmente mi comunica, e che io suppongo riferirsi appunto a questo male ispirato epigramma. «Dunque ci siamo ingannati tutti», esclama, «e que’ versi sono proprio di Alessandro? Non giuriamo più di nulla d’ora innanzi. Ma per essere d’Alessandro i versi non migliorano, e valgono sempre tre quattrini». Cfr. ora Bellorini, L’amicizia di G. Berchet per A. Manzoni, nel «Giorn. Stor. d. lett ital.», LX, 1912, p. 412.


I distici latini Volucres furono stampati nella Perseveranza del 29 maggio 1868; con un’avvertenza in cui, tra altro, era detto averli il Manzoni «fatto passeggiando, come suole ogni giorno, nei Giardini pubblici. Gli uccelli, chiusi nella gabbia del Bignami, hanno risvegliato, nell’animo verde e giovanile di quel venerando canuto, il pensiero e il desiderio della libertà». Nello stesso giornale, l’11 giugno, ne veniva pubblicata una versione ritmica di Anselmo Guerrieri, che il Bonghi giudicò «squisita». Suona:

GLI UCCELLI.

Anitre fortunate, a cui l’aperto
     Aer sorride, e libera nell’ampio
     Margine la tranquilla acqua s’allarga!