Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) I.djvu/112

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LE BACCANTI 43

si glorïò che superava Artèmide
in caccia; e lui sbranaron le selvagge
cagne, che di sua mano avea nutrite.
Perché ciò non t’avvenga, io te con ellera
ghirlanderò: con noi venera il Nume.
Con la mano tremante cerca d’inghirlandare Penteo.
penteo
Da me la mano vuoi scostare? Vattene
altrove a folleggiar, non attaccarmi
la tua follia! Ma costui, che maestro
di tal follia ti fu, punirò.
Ad una guardia.
                                                  Presto,
muoviti, e di costui giunto alla sede
ov’egli oracoleggia, abbatti, scalza,
ché tutto vada all’aria, e sian ludibrio
le sacre bende ai venti e le tempeste.
La guardia parte.
Meglio cosí mi sembra d’azzannarlo!
Ad altre guardie.
E voi correte a Tebe, e rintracciate
il forestiere di donnesco aspetto,
che alle femmine adduce il nuovo morbo,
e contamina i letti. E se potrete
coglierlo, in ceppi avvinto qui portatelo,
sí che sotto le pietre espii le colpe,
e l’orgie in Tebe gli sappian d’amaro!
Esce.