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Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) II.djvu/149

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admeto

Chiami chi piú non ode e piú non vede.
Dura sciagura me con voi percuote.

eumelo

Pargolo io sono, padre; e me solo
con la sorella la madre lascia.
Me sventurato,
te sventurato!
Invano, invano
per te le nozze
furono: al limite
della vecchiezza
con la tua sposa non giungi. Morte
prima la prese.
Tutta in rovina,
poi che tu parti,
madre, è la casa!

primo corifeo

Sopportar la sciagura, Admeto, è forza.
Non il primo fra gli uomini, né l’ultimo
sarai, che perda una consorte egregia.
Pensa che tutti siamo sacri a morte.

admeto

Lo so. Né sopra me qu
esta sciagura
batté l’ali improvvisa. E ben, saperlo,
già da gran tempo mi crucciava. Or via,