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Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) II.djvu/96

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MEDEA 93


Appare in aria Medea, su un carro tratto da draghi alati. Ai suoi fianchi, sono i cadaveri dei figli.

medea

A che mai questa porta scuoti e scalzi,
e i morti cerchi, e me che uccisi? Tregua
poni al travaglio; e se d’uopo hai di me,
di’ quel che vuoi. Ma non potrai toccarmi.
Il Sole, il padre di mio padre, un carro
mi die’ che me dagl’inimici salva.

giasone

Donna esecrata, piú d’ogni altra a me
e ai Numi infesta, e a tutti quanti gli uomini,
che cuore avesti di vibrar la spada
sui figli tuoi, che partoristi, e me
orbo di figli e misero rendesti,
e dopo ciò, dopo compiuta un’opera
piú d’ogni altra esecranda, e Sole e Terra
guardare ardisci? L’esterminio a te!
Or fatto ho senno: allor senno non ebbi,
che dalla casa e dalla patria barbara
tua, nella patria mia t’addussi, in Ellade,
o traditrice di tuo padre, e della
terra, che ti nutriva, o gran flagello.
I Numi contro me spinsero il Dèmone
che te punir dovea: ché il tuo germano15
al focolare presso ucciso avevi,
quando ascendesti il legno d’Argo bello.
Tale il principio fu. Poscia, a quest’uomo
fosti consorte, e generasti figli,
e sterminati li hai, per gelosia