Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) IV.djvu/256

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IFIGENIA IN TAURIDE 253


oreste

In tutto hai detto bene, e in questo no.
Il sacrificio di costui, sarebbe
gran rimorso per me. La nave carica
di sciagure sono io: costui con me
naviga per lenir gli affanni miei.
Dunque, giusto non è ch’io la tua grazia
guadagni con la sua morte, e dai mali
ritragga il piede. Ma facciam cosí:
dà la lettera a lui, sí ch’egli in Argo
la rechi, e compia la tua brama; e a me
chi vuol dia morte: ch’io spudoratissimo
reputo l’uom che, per salvar sé stesso,
gli amici suoi nella sventura gitta.
È questi amico mio: la vita sua
non men della mia vita a cuor mi sta.

ifigenia

Nobilissimo cuor, tu sei cresciuto
da nobile radice, e amico sei
veramente agli amici. O se a te simile
fosse il fratello ch’unico mi resta:
poi che neppure a me manca un fratello,
salvo che mai non l’ho veduto. Ed ora,
poi che lo brami, invierò costui
con la lettera; e tu morrai: ché grande
è, mi sembra, la tua brama di morte.

oreste

Chi compierà su me lo sconcio orribile?