Pagina:Tragedie di Sofocle (Romagnoli) II.djvu/148

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365-390 EDIPO A COLONO 145

antigone
365E i fratelli ove sono? A che travaglio?
ismene
Sono ove sono: a un orrido frangente.
edipo
O per indole entrambi e per costume
di vita, uguali ai popoli d’Egitto!
Ché quivi, entro le case, i maschi seggono.
370a tessere la tela; e le consorti,
fuori di casa, a procacciare pensano
quanto alla vita occorre. E cosí, quelli
dei figli miei che a ciò pensar dovrebbero,
a casa, come verginette restano;
375e, in vece loro, le miserie mie,
voi v’addossate. Appena questa uscí
di puerizia, e invigorí le membra,
sempre errando con me, misera, il vecchio
conduce, molto fra selvaggi boschi
380aggirandosi scalza e senza cibo,
e, travagliata dalle piogge fitte,
dalle vampe del sol, trascura, o misera,
la domestica vita, affinché il padre
abbia sostentamento. E tu, figliuola,
385prima, di Tebe uscivi, e i vaticinii
tutti, quanti su me ne pronunciavano,
mi riferivi, né i Cadmèi sapevano;
e, mia custode, quando poi bandito
fui dalla terra, a me fedele fosti.
390Ed ora, poi, quale novella al padre,

Sofocle - Tragedie, II - 10