Pagina:Tragedie di Sofocle (Romagnoli) III.djvu/64

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1003-1029 ELETTRA 61

sei nata, sempre sarai detta, e nozze
avrai degne di te: ché i fatti egregi
ciascuno ammira. E se alla fama badi,
non vedi tu, se tu m’odi, qual gloria
a te procacci, a me? Quale sarà
dei cittadini mai, qual degli estranei,
che non rivolga a noi, qualor ci vegga,
simili elogi: «Queste due sorelle
vedete, amici, che i paterni tetti
fecero salvi, ed alla propria vita
non ebbero riguardo, anzi ai nemici
un dì potenti, inflissero la morte?
Amarle tutti, venerarle debbono,
nelle pubbliche accolte e nelle sacre
feste, d’onore circondarle tutti,
per il loro valore». Ognun degli uomini
questo dirà: sicché, gloria perenne
in vita e in morte avremo. Odimi, cara:
al tuo padre soccorri, al tuo fratello
soccorri, me dalla sciagura salva,
salva te stessa. E pensa ciò: che turpe
è pei bennati turpemente vivere.
corifea
La prudenza alleata in tali eventi,
a chi favella, ed a chi l’ode, giova.
crisotemide
Anche pria di parlar, se costei, donne,
sconvolto il senno non avea, serbata
quella prudenza ch’or non serba, avrebbe.