Pagina:Trattati d'amore del Cinquecento, 1912 – BEIC 1945064.djvu/155

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II

Al magnifico

SIGNOR CAVALIER LUIGI CASSOLA Giuseppe Betussi

Troppo diseguale è il cambio ch’io fo con Vostra Signoria. Perché quella mi fé’ dono della Urania sua, gravida di molti vaghi e leggiadri figliuoli, degni d’Amore e di lei; ed io le mando ora a leggere un mio dialogo sterile e senza frutto, il quale tanto conviene all’ingegno ond’egli è uscito, quanto ch’egli disdice a venire in quelle mani ove pur viene. Vostra Signoria, che è nobilissima e cortesissima, degnandosi talora leggerne alcuna riga, fará parte, all’opra indegna d’ogni favore, di quella virtú e gentilezza eh’è infinita in lei; si come il sole comparte del suo splendore, senza punto perdere di quello, a ciascun loco, per oscuro e negletto che sia. Forse averrá, per mia buona ventura, mentre Vostra Signoria sará intenta ai dolci effetti d’Amore, i quali io ho a pena nel mio ragionamento accennati, eh’Ella potrá scordarsi o sentir meno amare le punture della infermitá, noiosa compagnia dell’etá sua. Il che cosí pur m’incontrasse, come io mi crederei d’aver bene impiegato ogni mio studio e ciascuna mia fatica, spesa d’intorno a si disutil componimento! Ma il mio desiderio non sará in tutto vano, venendo dall’animo ch’io ho fuor di modo affezzionato al ben suo. E però son certo che s’appagherá di quello e me ne vorrá render guiderdone. Il quale voglio che sia il conferire queste mie ciance col signor Anton Maria Braccioforte, suo carissimo nipote e mio onorato fratello. Né saprei cosa desiderare che in piú onor mi risultasse di questa. E però, senza piú, all’uno ed all’altro fo riverenza e bacio le mani.

Di Vinegia.