Pagina:Trattati d'amore del Cinquecento, 1912 – BEIC 1945064.djvu/277

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è pur troppo dolce cosa da leggere. Perciò sará bene che tu ti dia a studiare il Petrarca ed il Boccaccio: questo per saper rispondere alle lettere con le prose, l’altro per imparare a far rime, o almeno ad intenderle, se per adventura egli alcuna te ne mandasse. Cosi, fatta la lettera e rinchiusa con un favorino pari al suo in bellezza ed in valuta, il quale il desiderio del tuo animo scuopra, gliele manderai, cercando sempre di mostrarti gentile e graziosa cosí nel piegare le lettere, le quali si possono serrare in mille fogge galanti, come nel legare i favori e in fare i sovrascritti e sottoscrizzioni, che i nomi vostri non esprimano, ed in versetti, se tu superai; percioché il comporre in rima è ne’ casi d’amore, io sto quasi per dire, necessario agli amanti.

Maddalena. Come saprò io far queste cose, s’io non ne feci piú mai?

Coppina. Nel fare i favori io t’insegnerò ed a piegare le lettere; a scriverle, la lettura di quei libri ti sará maestra. E, quando avenga che tu allora non sapessi far versi, in questo ti aiuterò io, ché n’ho pur un poco di cognizione. Benché ora non me ne diletti, come giá faceva, mi dá il cuore, quando sará tempo, di saperne uscir con onore; senza ch’io mi trovo parecchie lettere, le quali da un mio innamorato a piú bel tempo mi furono mandate, e sono tutte piene di queste galanterie.

Maddalena. Deh, Coppina dolce, lasciatemene vedere alcuna !

Coppina. Non so dove siano ora.

Maddalena. Fatemi tanta grazia.

Coppina. Taci; credo d’averne una nella cassetta, che l’altrieri, cercando uno spilletto, mi diede tra le mani e qui dentro la riposi. Eccola a punto. Fa’ tu prova ora se la sai leggere.

Maddalena. Volentieri. Io non la so aprire: ella è serrata in guisa che s’assomiglia a un core.

Coppina. Leggi il sovrascritto.

Maddalena. Leggerò ogni cosa:

«Al chiaro sol de’miei divini ardori, che rende col bel lume, al maggior verno, l’erbette ai campi ed alle fronde i fiori.