Pagina:Trattati d'amore del Cinquecento, 1912 – BEIC 1945064.djvu/351

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Arena. Per questo non si rimarrá, ché io, il quale come gioie raccolgo le parole vostre, so che foste interrotta dove mostravate quanto giovi l’educazione per divenir belli e grati, con l’essempio di quelle due rare signore; e toglieste il ragionamento dal principio di mostrarci la preminenzia dell’animo al corpo.

Leonora. Oh, tenace memoria! Non mi meraviglio se anco per questa virtú séte commendato. Onde, per non lasciare questa bellezza cosí imperfetta, tutto che il sole incominci a declinare, con poche parole seguirò dicendovi che non dal corpo debbono nascere e stimarsi le bellezze dell’animo, ma da quelle dell’anima piú tosto le corporali; e, per conseguirle, la via abbiamo mostrata. Giusto è poi che, per conoscerle ed amarle, prima drizziamo la mente all’animo altrui, che il senso al corporale instrumento; percioché, conoscendo il vero interno piú tosto che l’apparente, che può esser falso e spesso ci inganna, veniamo a farci veri e perfetti amanti. E, se altramente facciamo, bene e spesso aviene che gli occhi della mente, ingannati da quelli del corpo, perdono poi tutto quel buono e quel bello che da’ cieli era stato lor concesso. Né solamente parmi ch’io vi mostri la vera bellezza, ma eziandio ch’io v’insegni conoscerla ed amarla. E perché queste chiare bellezze non sono date da natura, ma hanno origine celeste, sempre dobbiamo faticare di conservarle tali, che possano ritornare a chi, ed essere aggradite da chi le ci diede.

Lambertini. Per quale via abbiamo adunque noi a caminare, per ritornare a cosí sublime grado e farne conserva?

Leonora. Poco dianzi lo vi dissi, e non resterò di replicarvi succintamente che lo spirito nostro, posto nelle cose mondane, deve tuttavia cercare di levarsi fuori di questa spoglia mortale ; il che non gli potendo per lo impedimento naturale cosí di liggieri venir fatto né mai esseguire, mentre posa in questo corpo, per non perdere il bello che in conserva gli ha dato il suo Creatore, deve con le opere e co’ costumi di sorte regger sé, che, sciolto da questo velo, possa esser accettato vicino a’ cori angelici e farsi membro incorporeo della beatitudine del cielo. Essendo che la vera bellezza nostra, come vogliono i piú