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Pagina:Trattati d'amore del Cinquecento, 1912 – BEIC 1945064.djvu/352

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saggi, sia splendore della divina bontá. Né fuor di ragione gli antichi teologi posero la bontá nel mezo del centro, il cui mezo è Dio, cinto da quattro circoli di bellezza: l’uno della mente, l’altro dell’anima, il terzo della natura ed il quarto della materia. E questo eglino divisarono per comprendere eziandio tutta questa macchina, e dar a vedere che Iddio è in tutto e il tutto. Ma quanto queste cose locate in questi cerchi siano differenti l’una dall’altra, e l’altra piú dell’altra nobile, non è alcuno di cosí basso giudicio ch’io mi creda non poterle considerare.

Lambertini. Questo centro, onorata signora, parmi cosí poter esser inferiore, come superiore. Però giudicherei esser bisogno di piu chiarezza per darloci ad intendere.

Leonora. E questo farò. Ma non accade a dubitare da centro inferiore a superiore, perché delle cose celesti ora parliamo. Dirò solo che «centro» si deve intendere un punto appresso l’ultimo piú interno cerchio indivisibile e stabile, dal quale nascono, derivano e s’estendono molte linee divisibili e mobili, ch’ai primo cerchio, a quello piú vicino, s’uniscono, il qual circolo viene a girarsi per virtú di quel punto stabile. Non vi starò altramente a narrare che ciascuna di quelle linee abbia il punto, e che nel punto non sia linea, non essendo questo di mistiero al nostro ragionamento: ma dirò solo che Iddio è quel centro e quel punto, per essere egli l’immobile e quello che dá il movimento a tutte l’altre cose; onde, per esser unione semplicissima ed atto purissimo, si tramette fra tutte le cose. Ed è necessario, si come sotto altre parole parmi aver detto, che a questo suo centro prima si leghino le cose create piú nobili, non si ritrovando altro d’incomposito e d’increato che Dio solo; e le piú nobili e piú vicine a lui sono le menti angeliche, a cui segue poi l’anima, indi i cieli e poi la natura, alquanto piú inferiore. Ma, venendo all’anima sola, la dirò piú mobile di qual altro cerchio che giri. Percioché, di proprietá sua discorrendo, conosce ed opera co’ corsi del tempo e può avicinarsi a qualsivoglia grandezza; onde quali sono le operazioni, o belle o ree, tale ella diviene. Cosi nel bene conferma la sua origine avuta da Dio, come nel male la perde; e questo