Pagina:Trattati del Cinquecento sulla donna, 1913 – BEIC 1949816.djvu/162

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156 ii - angoscia doglia e pena


veri amici del Salvatore del mondo, al quale, dal dì che nasce, ciascuno fidel cristiano se destina; di sorte, ancora che ’l passa di vita presente morendo, in lui non more mai, anzi vive in eterno.

Avendo omai sodisfatto il savio vecchio al mio maestro in dichiarare la donna e diffinire le sue proprietá, overo costumi, ed avendo aquietato la mente in ciò che dubitava Nifo, da per se solo tacitamente contemplava la orrenda proprietá, li ferini costumi, la inesplicabil malignitá della donna; e ciò faceva a guisa d’un leone, il quale, dopo il ben pasciuto corpo, stava disteso in terra, come stanco, ruminando, percioché aveva ingiottito avidamente. Nondimeno, sapendo Socrate che la vita nostra è breve, le voglie lunghe, come le arti, il tempo acuto, e giudicio nelle cose essere difficile, non può di non dichiarare ciò che ha nella niente per ultima sua conclusione. Pertanto, avendo egli trattato della donna, non come donna, ma danno universale, ed avendo discorso quanto si trova scritto appresso di quelli che hanno contemplato la sua natura, come Sileno, Diogene, Anassagora, Platone, Ermocrate, Crisippo, Asclepiade, Seneca, Plutarco, Empedocle, Lisia, Agclade, Teofrasto, Pitagora e gli altri; per sua conclusione, volendo mostrare che la cosa è perfetta, lassando il proprio ragionamento e non curandosi del suo fine, ma come mosso di furore, esclamando ad alta voce, disse: — O felice! — Non perciò chi possedè la donna dotata di giá dette proprietá; ma forse vòlse dire: Oh felice colui che mai conobbe la donna! Felice forse chi non la vede, e a chi mai vene incontro dico essere beato! Felice forse chi mai ha raggionato di bene o di male seco! Felice forse chi non passa dove ella si ferma per essere veduta! Felice forse chi mai se passe di ciò che lei apparecchia! Felice forse a chi mai vene in memoria! Felice forse chi abita fra selve, per non conversare con quella che di crudeltá avanza ogni fèra! Felice forse chi, nascendo, subito è morto, senza averla conosciuta, poiché essa è danno eterno! Felice ancora giudico essere colui che more pria che nasce al mondo, perché non è destinato di vedere nè di conversare con tal animale, che per natura deve essere odiato piú