Pagina:Trattato de' governi.djvu/126

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o per fine d’utile che sia comune ad ambe le parti, ma per sè: e prima è per l’utile di chi è governato. Come si vede essere ancora nelle altre arti, cioè nella medicina e nell’arte ginnastica. E accidentalmente può esser ancora per l’utile di chi governa; non proibendosi che e’ non possa darsi, che il maestro de’ giuochi alcuna volta ancora egli non sia uno di quei, che s’eserciti, così come il nocchiero è sempre uno dei marinari. Considera pertanto il maestro de’ giuochi, e il nocchiere sempre il bene di quegli che son governati da loro. E quando egli avviene, che ancora essi diventino uno di loro; in tal caso e’ partecipano accidentalmente di cotale utile, quando il nocchiero, cioè, diventa marinajo, e quando il maestro de’ giuochi diventa uno di quei che s’esercitano, essendo egli quello che esercita i fanciulli.

Laonde avviene nei Principati civili (quando e’ sono, dico, constituiti) dove li cittadini siano pari, e simili, che e’ vi si stima essere giusto, ch’e’ vi si comandi scambievolmente, reputando per bene da principio, siccome è da natura ordinato, di ministrare ad altri; e di poi scambievolmente di procurare il ben d’altrui, siccome da altri innanzi era stato procurato il bene suo, quando egli era nel magistrato. Ma oggi gli uomini vogliono continuamente governare, tratti a ciò dall’utile, che si cava dello stato, e dei magistrati; non altrimenti che se egli intervenisse a chi è in magistrato, che fusse infermo, il divenire sano; per tal verso sempre, e forse per tal ragione vanno dietro a’ magistrati.

È manifesto adunche, che tutti quegli stati, che considerano il bene publico sono retti, e hanno in loro la giustizia veramente. E tutti quegli che solamente considerano il bene di quei che governano, si chiamano stati peccanti, e che hanno trascorso dai buoni, e che sono corruzioni d’essi. E la ragione è che e’ sono stati signorili. Ma la città non è altro, che

no match

una compagnia d’uomini liberi.