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Architettura. 213

scrittore del trattato de aquaeductibus. Ben osserva Frontino che innanzi ad opere di tanta mole e di tanta utilità perdono pregio le fastose piramidi egizie, e le opere più famose della Grecia. Procopio poi novera fin a quattordici acquedotti.

7. La sistemazione delle strade e della viabilità. — I Romani videro assai per tempo la necessità di numerose e comode strade per ragione dei commerci, ma più assai per ragion militare. E dalla città diramarono molte vie, che conducevano a varî punti d’Italia, e coll’estendersi dell’Impero si prolungarono oltre le Alpi nelle regioni occidentali e settentrionali d’Europa, vincendo ogni guisa di difficoltà coll’alzare terrapieni, coll’assodare terreni paludosi, colmando valli, buttando ponti robusti sui fiumi. Le grandi vie erano spesso tutte lastricate di massi poligonali di dura pietra, ed erano tutte segnate per mezzo di pietre miliarie che computavano le distanze. Sono ora queste pietre miliarie, che rinvenute in gran numero e controllate con i documenti dati dagli itineraria pervenuti fino a noi, ci permettono di ricostruire in gran parte le antiche stationes e mansiones dei Romani. Nelle prime di queste v’era fermata e cambio, se occorreva, di cavalli, per corrieri e per la posta sopratutto, nelle seconde v’era modo di manere, cioè pernottare, facendo riposare i cavalli.


B. — Parte IIª del Primo periodo.

I. — L’arte in Roma sotto l’influenza greca.


1. Osservazioni generali. — Quanto Roma avesse preso dai Greci nell’applicazione e nella trasformazione degli ordini architettonici si è già poco prima veduto. Ma la conquista agevolò e diffuse