Pagina:Tre croci.djvu/192

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saporito. Ma ringraziava Dio che Niccolò s’ingegnasse a quel modo; e anche lei, qualche volta, si rinfrancava a vederlo sempre eguale. Nondimeno egli, verso la fine dell’anno, a pena due mesi dopo il suicidio di Giulio, cominciò ad avere certi dolori alla testa che lo lasciavano sbigottito. Contro di essi, non poteva fare niente, e gli andava via la voglia di celiare. Poi, gli venne anche l’insonnia; e il giorno dopo non si sentiva mai capace di prendere il treno. Restava a letto finchè, per non avere rimorsi, zoppicando, esciva a rimettere in pari gli affari della Compagnia di Assicurazione. L’insonnia gli lasciava il senso di vivere troppo, quasi il doppio. E, lì a letto, lo assalivano mille tristezze; che lo abbattevano.

— Modesta, che pensi quando io non rido più? È vero che, allora, la casa pare morta? Quando rido, io la scuoto tutta e anche voi state meglio. Peccato ch’io non portassi a casa la mia cassapanca, che avevo nella libreria! Qui a letto, non ci ho niente da guardare. L’avrei messa ad