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26 Trento

stesi, che intensi: [Freddi e giacci quali] se non è che tal’Anno la stranezza di Borea fa non solo fermar lungamente le nevi: ma prender il Fiume, e fino arrestar’ i rivoli della Città, quali facendo i piè di giaccio, perdono con il moto il mormorio, ne d’altro servono insieme con la gelata neve, che di piede lubrico alle Slitte, molto contribuendo anche li stillicidij.

[L’Adice à Trento come s’aggiaci.] L’Adice però in riguardo forsi al declivio della Corrente (se anco si passa gelato in altri luoghi) non gela à Trento in modo, che possa servir di Ponte, come sogliono i Fiumi di Germania, dove non solo si traggettano: ma si viaggiano à piede asciutto. Il che tal’hor avvien’ anco in Italia, almen verso l’Alpi Aquilonari; mentre l’Adice stesso, non ha molto, restò in Verona sequestrato dal giaccio. [Cosa notabile del gelarsi il Pò.] Et io in Genaro l’Anno 1664 viddi a Ferrara passarsi il Po senz’altro Ponte; et era in vero prodigioso, che fino i Carri, e Cocchi s’assicurassero su’l gelo, come seguiva al Ponte di Lago Scuro, Luogo chiaro all’hora, per i Ponti, che v’erano di christallo. [Laghune dell’Adriatico aggiacciate.] Et il passato Anno 1670 le Laghune Adriatiche furono talmente prese, che per più giorni si poté entrar’in Venetia senz’altra Barca; e pur, come si sà, fino al Continente sono cinque miglia di tratto d’acqua. Tal’Anno che à Trento l’Adice gela sù le sponde, vi si riducono le genti à danzar sopra, come s’usa in Paesi, dove regna giaccio, che vi si fanno scherzi, e giochi strani. [Vita humana simile al giaccio.] Ma purtroppo l’huomo è labile senza che voglia rischiarsi sopra il giaccio; e pur troppo ogni huom,