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Trento. | 405 |
per otto anni continui la Trentina Chiesa; stando che l’Arciduca d’Austria Sigismondo Francesco eletto à Trento l’anno 1660. morì doppo quattro anni, senza mai risiedere, come non confermato da Roma. Benche però dello stesso Cardinal d’Harrach Trento habbia potuto dire:
A pena viddi ’l Sol, che ne fui privo.
Attesa la morte di breve sorvenuta d’esso Prencipe, come dirò.
[Arco trionfale notabile e sua descrittione.] Hor l’allegrezze publiche à Trento per tal’ Ingresso, furono grandi notabilmente d’Arco trionfale, eretto à Porta S. Martino con fabrica irregolare: ma ben’intesa di figure, Festoni, Freggi, e motti, trà’ quali parlò in un gran Friso à destra l’Effigie di S. Vigilio: Quos regit, pietate pascit. A sinistra in altro Friso Davide il Pastorello sotto l’ombra d’un faggio: Tua tute quiescimus umbra. E sedendo sopra tali Frisi da una parte il Fiume Molda, che bagna la città di Praga, esprimeva dolente: Intensius angor, quo tu remotior. L’Adige all’incontro, Fiume di Trento, con onde di gioia si lasciò intendere: Recreor anxius, quo tu propinquior. Sei Statue sopra l’entrata dell’Arco figuranti li Penati della Città, motteggiorono ciascuna con due parole, che unite dissero:
Espectata dies tandem venit Urbis amator
Antistes noster, laus tibi, cunctos honos.
Nel Cielo in faccia verso la sommità dell’Arco dove stava dipinto il Sole, leggevasi: Quo sublimior, eo blandior.
In altri Frisi espressovi l’arrivo di Vespasiano