Pagina:Trionfo e Danza della Morte.djvu/27

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il primo esempio in Italia di allegorie mortuarie cristiane lo si riscontra nei quattro Novissimi eseguiti da quel Giunta Pisano, che nel 1202 salì in fama nella pittura, allontanandosi dal greco stile. Di lui pure sono in S. Francesco d’Assisi le Storie di Simon Mago portato dai demonj.

Queste rappresentazioni furono poi poeticamente sublimate da Dante nella Divina Commedia, da Giotto di Bondone fondatore della pittura italiana, dall’Orgagna nel Cimitero di Pisa, dal Petrarca ne’ suoi Trionfi, da Luca Signorelli nel Duomo d’Orvieto. Sarebbero da nominarsi, oltre i citati, molti altri artisti italiani antichi e moderni, che per eccellenza trattarono la Morte con tremendi concetti; ma non devesi dimenticare l’universale Leonardo da Vinci, il quale sopra un foglietto di carta raffigurò in ischizzo a penna la Morte, rappresentata da scheletri, che combattono altrettanti cavalieri: allegoria dal sommo artista destinata a provare la superiorità della fanteria sulla cavalleria1.

Si parli ora di CLUSONE. Ai tempi dell’Impero Romano era un deposito delle armi che fabbricavansi nelle vallate vicine. Nel 1008 vi si costrusse il palazzo del Consiglio Comunale, ed in quell’epoca Clusone, annoverata come città, contava 4200 anime; oggidì è borgata posta in amena situazione sopra inegual terreno, di circa 3400 abitanti, assai industriosi e commercianti.

Le sue fabbriche, come ancora si ravvisa sopra alcune di esse, andavano abbellite di molti affreschi, opere in parte di pittori del secolo XIV. A pochi passi da Clusone sulla via di Roveto, villaggio di storiche rimembranze con 1000 abitanti, s’innalza a lato della strada una piccola cappella dedicata a S. Defendente; in essa vi sono dipinti di merito non comune, i quali portano la data

  1. Il disegno conservasi presso il signor A. Thiers a Parigi, acquistato dal conte di Thibaudeau, da me esaminato e trovato originale.