Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/153

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vita e scorgere una lagrima nei suoi profondi e ardenti occhi neri io sarei stato felice....

M’ostinai ad attenderla al ritorno, sulla spiaggia di Santa Elisabetta.

Due vaporini partirono senza ch’ella venisse. Dopo essere stato lungamente in aspetto, la vidi alfine comparire nel viale col suo passo svelto e leggero.

S’affrettava, s’affrettava verso il pontone, ma quando vi giunse, il terzo battello aveva già salpato e filava rapido verso la città. Ella s’affacciò alla ringhiera, e volgendosi spontaneamente:

— Già partito!.— esclamò con vivo rammarico, — ma come si fa, era così bello, stasera il mare!

Il suo volto esprimeva una grande contrarietà ed io temetti essere la cagione principale di quel disappunto. Ma a poco a poco, ella sembrò rassicurarsi e allora parlammo insieme, interrottamente, del paesaggio che ci stava dinanzi.

Ella lo conosceva benissimo e m’andava dicendo:

— Vede quel bosco brullo e quel campanile che s’erge tutto bianco fra le case rosse? E San Nicolò. E laggiù San Pietro di Castello coi suoi camini e i suoi alberi di nave? E poi quel fino e vaporoso frastaglio dei giardini? Non sembra una visione d’Oriente?.....

E nominava le cupole e i campanili, nè mai si saziava di contemplare nello sfondo la Piva degli Schiavoni: uno sfavillìo di colori sui quali pioveva

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