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14 Il sacrificio dì Ieronima


La dolce memoria del padre perduto, l’incertezza della sua approvazione la indussero a reprimere momentaneamente il suo ardente impulso.

Giordano non aspettò la sera, per la risposta. Egli andò da Ieronima sul mezzogiorno, la trovò sottomessa, non vinta.

— «E dunque?» domandò egli, lievemente commosso, entrando.

— «Ho deciso Giordano. Per ora non posso fare altrimenti. Ti ringrazio, verrò da te.»

Il giovane ch’era buono, non seppe dissimulare la sua contentezza e l’abbracciò con effusione.

— «Una cosa sola ti chieggo», implorò la fanciulla, «lasciami il mio Pleyel!»

— «Non vi starà nella tua stanzetta...»

— «Ve lo farò stare, vi deve stare... a costo di dormire alla peggio, mi farò un lettuccio sul sofà.»

— «Si potrebbe venderlo e prendere un pianino... tornerebbe...»

— «No, no Giordano. È una reliquia. Non posso separarmene; soltanto a questa condizione accetto. Il Pleyel e la musica sono miei... tu prendi il resto, Giordano, sono felice di lasciarti tutto...»

Il giorno seguente, Ieronima ebbe il coraggio d’aspettare finché l’appartamento fu sgombrato. Vide portar via il letto dov’era morto suo padre e a poco a poco l’intera mobilia: oggetti che le erano stati familiari sino dalla fanciullezza o che non avrebbe ritrovati mai più, poiché Giordano non potendo collocarli nella sua ristretta abitazione, aveva risolto di mandarne la maggior parte all’asta.

Rimasero ultimi il Pleyel, gli scaffali della musica, il bianco lettuccio di lei. Ieronima non sapeva risolversi ad abbandonare quelle piccole stanze vuote come se ad esse la legasse un’ultima speranza.

Ella stava lì, immobile, nel deserto salottino, guardando intorno a sè, con occhio smarrito. Erano partiti i facchini, col pianoforte; Giordano li aveva seguiti, la fanciulla era sola. Ad un tratto, il rumore di un passo noto le colpì l’orecchio, la sua pallidezza si velò d’una fuggevole fiamma e dagli usci spalancati un giovane signore passò liberamente, venne difilato a lei, fece un atto di maraviglia, d’interrogazione, stendendo la mano con amichevole confidenza.

— «Ella parte Ieronima?»

— «Parto, conte.»

— «Da Firenze?»