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la fanciulla straniera 5


era andata sposa a un ricco industriale. Rimasta vedova, in capo a pochi anni ed erede d’una parte del vistoso patrimonio de’ Rosas, che il marito s’era compiaciuto d’affidarle, ella aveva assunto con mani tenaci la direzione della casa.

Irene, già debole e malaticcia, soggiaceva intanto, dopo breve ma ineffabile contentezza, al rigido clima di Berlino ove de’ Wittov era stato chiamato ad assumere una cattedra importante dal suo Governo.

Il momentaneo riavvicinamento delle due famiglie, colpite a breve distanza da diverso dolore, fu seguito da una grande freddezza, poi da un reciproco oblio. Il professore, immerso nel suo lutto e nel raddoppiato affetto che lo legava alla figlia, non degnò più di curare i parenti altezzosi della moglie adorata e perduta. Quand’egli morì alla sua volta, giovanissimo ancora e di male improvviso, lasciando Anna indifesa e sola al mondo, Decio si commosse al ricordo vago della zia esulata per sempre in terra straniera, al pensiero di quella cugina derelitta a cui avrebbe bramato offrire fraternamente la sua casa e dei confortevoli affetti. Ma la sua insistenza non aveva ottenuto da donna Ortensia che la semplice grazia d’un invito a tempo indeterminato al quale, dopo breve scambio di lettere Anna, riconoscente, s’era fatta premura d’aderire.

— Molte cose tristi sono trascorse, per tutti — sospirò ella — ma eccomi a godere una grande dolcezza nella vostra affettuosa ospitalità.

— Decio m’ha assicurata che persisti nell’intenzione di dedicarti alla medicina?

— Senz’altro, zia.

— Non temi le malattie contagiose? — continuò donna Ortensia ch’era molto apprensiva.

— No, affatto. Il continuo pericolo ci rende immuni, e alla paura non ci si pensa mai.

— E... ti sei già occupata di sezioni anatomiche?

— Molte volte. È indispensabile.

— Brr!... non provavi ribrezzo?

— Alla prima ebbi una tormentosa ripugnanza, poi la vinsi per l’ardente desiderio di apprendere. Adesso non mi turbo più, ho raggiunto l’impassibilità.

Un sorriso strano errava sulle labbra di Decio, ma Anna non vi pose mente, lontana com’era dal supporre che il giovane la disapprovasse. Se n’accorse invece Malvina, e per interrompere esclamò: