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la gentilezza dell’animo 283


Com’è dolce riposare lo sguardo sovra una di queste benefiche creature! com’è piacevole il respirare l’atmosfera ov’esse respirano! La cara visione suole prendere forme diverse. A volte è la nonna benigna dai capelli di neve, dalla figura veneranda, dal pronto compatimento; a volte la sposa la quale, entrando nella famiglia d’elezione, porta seco un soffio di vita nuova; a volte una fanciulla singolare che ha saputo inconsciamente raccogliere nelle sue mani tutte le sottili fila del governo morale; non di rado una bambina privilegiata, precoce, geniale; spessissimo la madre, spessissimo la zia, una di quelle tenere, sante zie che rinunziano ad ogni aspirazione personale per darsi interamente alla cura dei figliuoli altrui, e che hanno forse maggiori meriti delle madri stesse, poichè manca loro il compenso delle materne gioie.

Se nella famiglia la gentilezza trova il suo primo altare, fuori di essa le si offrono mezzi infiniti di manifestarsi: è una qualità che si palesa in ogni atto della vita, in tutti i rapporti coi nostri simili, nel modo di trattare gli animali, nel correggere come nell’ubbidire, nel donare, nell’aggradire, nel ricevere, nell’ascoltare, nell’essere ammalati.

Quante volte s’ode dire: “Vuoi la tal cosa? te la regalo volontieri, tanto non m’abbisogna, non so che farne.” Oppure, offrendo un oggetto si risponde alle parole di ringraziamento con un: “È tutt’altro che bello o grazioso.”

Se queste frasi hanno talvolta lo scopo di attenuare l’importanza del dono, più spesso esse mettono il dono in dispregio, poichè non havvi merito nel regalare ciò ch’è superfluo o che dispiace.

Assai difficile è anche l’aggradire; pochi sanno aggradire bene. Le persone d’animo volgare non sogliono dar peso che al valore intrinseco del dono, le positive lo considerano unicamente dal lato dell’opportunità a loro riguardo, le delicate pensano anzitutto all’intenzione e accettano con eguale importanza un gioiello o un fiore raro.

Quanti disdegni si veggono dinnanzi all’umile offerta di qualche ingenua, che regala ciò che a lei sembra la cosa più bella e più gradita perchè il suo gusto non è educato! quante volte una fanciulla, mostrando alle amiche il monile del fidanzato ne fa osservare il peso e il prezzo presumibile (e non è a farsene meraviglia poichè il fidanzato stesso fu valutato alla stregua del suo patrimonio); quante volte si vide languire in un angolo il lavoro di qualche povera creatura beneficata che nel desiderio di esternare la propria gratitudine, si strusse giorni e giorni per condurlo a termine, e s’ode ripetere: “Oh quello lì è da buttar via, figurati, lo