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divini allettamenti della natura, nella quiete infinita e quasi sovrumana di quell’ora mi pareva che un senso nuovo € arcano di pace scendesse sulla mia travagliata giovinezza. Solo m’accorava la brevità del tempo. Non tardò infatti a comparirci il lungo ponte che congiunge le isole alla terraferma; alcuni campanili emersero da una fascia variopinta e irta di alberi: era la stazione marittima, la Giudecca, Venezia cinta di navi, era l’antica malinconica signora su cui si stendevano mollemente i veli gemmati del crepuscolo.

Entriamo nel canale tra due file di navigli i cui riflessi gialli, verdì, neri, tremolano sull’acqua ancor vibrante di luce e dopo brevi soste corriamo ancora, corriamo lungo la riva delle Zattere, dinanzi ai ponti, agli squerè, ai 7% che s’imternano in mezzo alle case, con un mistero profondo. Centinaia di fanali s’° accendono sulle banchine, ma nell’aria perdura una luminosità trasparente, un tranquillo ed estatico prolungamento del giorno che si rasserena, mentre il colore degli edifizii e delle navi si è già annullato nella fredda uniformità della sera.

Il pescatore era sceso alle Zattere, 10 ero rimasto solo colla mia compagna che stava appoggiata alla parete della cabina colle mani strette e protese lungo la persona in attitudine di contemplazione intensa. Soltanto quando fummo giunti alla riva degli Schiavoni ella si mosse per uscire e mormorò colla sua voce penetrante e grave: — Ci siamo....

Nel salutarla io le diedi il mio biglietto ed ella rispose:

— Grazie, signore, io mi chiamo Anna Torio.

TI vaporetto approdava: la fanciulla uscì rapidamente; la vidi passare sul piccolo ponte e sparire nella folla. L’impressione di solitudine che avevo per un momento dimenticato, mi ripiombò sul cuore, come se un sogno delizioso svanisse al mio sguardo.

Annottava. Io feci alcuni passi sul molo, seguii il movimento della gente, mi trovai nella Piazzetta e un senso strano di magia mi abbaghò.

Sulla sua colonna di granito il leone alato vegliava fieramente nella notte. L’orientale basilica stava immersa in una dolce penombra ma la piazza era tutto uno sfavillio di fiammelle e una moltitudine di gente sconosciuta vi ondeggiava come in una sala. Ov’era in quel momento mia madre? era arrivata o era ancora lontana? Il pensiero di poterla incontrare senza riconoscerla mi dava la febbre. Corsi subito alla posta.

— Vi sono lettere per Mariano Giuria?

Sì, vera una lettera, una delle solite buste fragranti. L’apersi con indicibile trepidazione. Ella scriveva:

«Mi trovo a Venezia coi miei tre figli. Il progetto di Fusina è andato a vuoto. Siamo venuti colla ferrovia e alloggiamo all’Hotel Danieli. Non potremo vederci subito. Fra due giorni i ragazzi andranno forse soli a Chioggia e 10 t’avvertiro.... Ricordati che la massima prudenza è necessaria, che un passo inconsiderato mi comprometterebbe. Ti saluto con tutta la tenerezza. ..»

Dunque pochi passi mi dividevano da lei, dunque, in quella piazza, in quella folla forse ella passeggiava tranquilla mente in mezzo al suoi figlivoli!

Dovetti appoggiarmi al parapetto d’un ‘ponte per reggermi in piedi. Appena ebbi la forza di muovermi, m’affrettat a deporre in un alloggio qualunque la mia valigia e tornai alla piazza, tornai alla riva, cercai l’albergo Danieli che avevo visto tante volte in fotografia. Passai, rlpassai venti volte dinanzi alla piccola porta, sperando ch’ella uscisse o rlentrasse, guardando con una straziante intensità di desiderio alle finestre illuminate.... Oh Dio, mia madre, mia madrel...

Nell’albergo era un continuo andirivieni di forestieri tedeschi e inglesi; io mi sforzavo di cogliere a volo le loro parole, e d’indovinare la loro nazionalità: ad ogni nuova comparsa un’ansia insuperabile mi soffocava.... Verso le nove uscirono due signorine accompagnate da un giovinotto e s’avviarono verso la Piazzetta.

To li seguii per un breve tratto. Parlavano il dialetto piemontese e il giovane diceva alle sorelle: — Non è che la stanchezza del viaggio, domani, starà bene.

Erano loro, certamente erano loro e parlavano della mamma! To tornai indietro, palpitante. Temevo che fosse indisposta, per l’agitazione cagionatale dalla mia presenza. Forse un minuto, alcuni minuti avrei potuto vederla... Il mio desiderio s’accrebbe fino al delirio, fino alla pazzia e senza pensare a nulla, senza riflettere, che un’imprudenza poteva riescirle fatale, entrai follemente nell’albergo e chiesi della signora Adelaide Salgari. Dovevo