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134 una famiglia di topi

     Quivi lo sconsolato Rodipane
     Gravato dal dolore, ma non vinto,
     Levossi, e disse: «Se fu mio l’affanno,
     Comune a tutti, o miei compagni, è il danno.
  Ebbi tre figli. Il primo in bocca al gatto
     Finì, mentre sbucava dalla tana;
     L’altro fu preso in trappola d’un tratto,
     E dagli uomini ucciso; ora una rana
     M’affoga in uno stagno oscuro e rio
     L’ultimo, il cucco di sua madre e mio.
  Guerra alle rane! All’armi!» Egli parlava,
     E applaudivano i topi. Ognun si mette
     A far gambiere con bucce di fava,
     E corazze di canne insieme strette
     Con una pelle elastica di gatto
     Scuoiato un giorno prima del misfatto.
  Gli scudi che pigliò l’ardita schiera
     Furono cocci di lucerne spente:
     E i gusci delle noci elmi e visiere,
     Ed aste gli aghi d’acciaio lucente.
     Così ferocemente si disserra
     L’esercito de’ topi, e muove in guerra.
  Giunge quel grido alle rane canore,
     Che in assemblea s’adunano sul prato;
     E mentre chiedon, piene di terrore,