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capitolo decimo. | 191 |
gliar baci. Ragù e la Caciotta facevan capolino dalla loro antica paniera, dove dormivano di preferenza, e s’allungavano sbadigliando a bocca spalancata, tutti contenti, poveri vecchi, se il padrone passava accosto anche a loro. Quanto a Bellino, non si moveva; di modo che la contessa ripeteva a’ suoi ragazzi, i quali ridevano come matti, che quello lì aveva l’intelligenza d’un topo impagliato.
Chi si faceva proprio carino era Mimmì, sempre più tenero con la Lilia; della quale tutti in casa eran contenti, perch’ella si portava da personcina ammodo, e non era più scappata come faceva prima.
Osservando le buone abitudini e la compita educazione degli altri topi, Mimmì, a poco a poco, aveva acquistato egli pure i loro modi garbati.
Un giorno, soltanto, ne fece una assai curiosa, che ricordò ai signori Sernici la sua origine plebea.