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capitolo decimo. | 193 |
— Puah! Puzzi che appesti, Mimmì! — diss’ella, nauseata dall’odore del formaggio.
La contessa, vedendo il sorcio col pelo insudiciato di giallastro e di verdognolo, capì di che si trattava: Mimmì ne aveva fatta una delle sue. Si mise a ridere, e cogliendo anche quell’occasione per ammaestrare i suoi figlioletti, disse con bontà:
— Vedete, eh, quanto ci vuole per arrivare a perdere affatto i vizi contratti nei primi anni della vita? — poi soggiunse: Adesso si lavi almeno a tre saponate, questo sudicione di Mimmì! —
Mimmì, benchè mettesse le unghie fuori e mandasse de’ piccoli gridi in segno di protesta, dovette sopportar, suo malgrado, le tre insaponature; dopo, lo risciacquarono nell’acqua limpida e profumata con qualche goccia d’essenza di violette; e finalmente, ben rasciugato e tutto incipriato, potè tornare in famiglia.