Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
178 | capitolo xiv. |
sti furfanti!... Si protestano amiconi quando le hanno prese, e non si sentono più in grado di prendersi la rivincita.
Signor di Montcalm, non vi fidate troppo di questa gente.
— Non metterò i piedi sulla trappola delle volpi, — rispose il canadese.
Karalit aveva fatto altri tre o quattro passi innanzi, studiandosi di mostrare la grossa rivoltella che non aveva affatto strappata a Dik, poichè l’aveva avuta in regalo.
— Come vi ho detto, — ripetè, — vengo da amico.
— Dammene subito una prova lasciando libero l’uomo bianco, — rispose pronto il canadese.
— Ma tu mi hai ucciso degli uomini, — ribattè con altrettanta prontezza l’esquimese.
— Ci hanno assaliti e noi ci siamo difesi. Quando i lupi assalgono le vostre slitte ed i vostri cani, che cosa fate voi? Vi lasciate divorare tranquillamente?
— Ah no!...
— E noi abbiamo fatto altrettanto contro di voi.
— Non siamo lupi però noi.
— Forse peggiori, perchè non potendo lavorare di denti, ci scagliavate contro delle freccie. Risponda l’angekok che è il grande consigliere della tribù. —
Lo stregone dondolò la testa, si avvolse maestosamente nella sua pelliccia d’orso bianco e si guardò bene dal rispondere.
La logica stringente del canadese lo aveva messo certamente in grande imbarazzo e la sua lingua in quel momento si era paralizzata.
— Deciditi dunque, — disse il canadese, il quale non perdeva di vista la grossa Colt che l’esquimese impugnava, temendo qualche tradimento.
— Tu mi hai ucciso degli uomini, — ripete Karalit, dopo una lunga riflessione.