Pagina:Una sfida al Polo.djvu/186

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180 capitolo xiv.

la rivoltella, mentre l’angekok, che tremava come una foglia, gettava via la fiocina.

— Ora ordina ai tuoi uomini di mettere subito in libertà il prigioniero.

— Andrò a prenderlo io stesso.

— No, amico, — disse il canadese. — Darai l’ordine rimanendo qui.

— Ti prometto....

— Non promettere niente, perchè già non ti crederei. —

L’esquimese digrignò i denti e brontolò qualche cosa, poi finalmente si decise a lanciare delle grida che dovevano avere il loro significato, poichè pochi momenti dopo dal corridoio d’una capanna usciva una forma umana, la quale si diresse sollecitamente verso l’automobile.

— Dik!... Dik!... — gridarono ad una voce il canadese e lo studente.

— Buona sera, signori, — rispose l’ex-baleniere, colla sua solita voce tranquilla. — Spero che non vi sarete troppo inquietati della mia prigionia.

— Un po’ sì, — disse lo studente. — Avrebbero potuto uccidervi.

— Ah!... Baie!... Questi uomini non sono così cattivi come credete, e se non si fossero cacciati in testa che la nostra macchina è una divoratrice d’orsi e di foche, non ci avrebbero dato nessun fastidio.

Che cosa volete, sono un po’ superstiziosi. Ecco tutto.

Signor di Montcalm, regalate loro alcune bottiglie di gin, se non vi spiace, tanto per compensarli delle perdite subite.

— Che hanno volute, — disse lo studente.

— Dategliele pure, — disse il canadese, — e lasciate pure al capo la vostra rivoltella. —