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l’attacco degli orsi bianchi | 189 |
— Vi ha consegnato il suo biglietto di visita? — chiese Dik, ironicamente.
— Sarò io che gli darò il mio sotto forma d’una buona palla. —
Il canadese aveva pure fatto un passo indietro ed aveva passata la canna del mauser attraverso il finestrino, ma l’orso bianco era scomparso.
— Non sparate? — chiese Walter, il quale aspettava il colpo.
— Il briccone si è nascosto sotto il carrozzone, — rispose il canadese. — Vi sono tre o quattro larghe buche scavate quasi dinanzi alla porta.
— Che in ognuna vi sia un orso?
— Lo sospetto, Walter.
— Che aspettino che usciamo per mostrarsi?
— È probabile. Che cosa dite voi, Dik?
— Che siamo assediati, — rispose l’ex-baleniere.
— E potrà durare molto questo assedio? — chiese lo studente.
— Se sono affamati non se ne andranno se prima non avranno fatto almeno una colazione colle nostre polpe.
— In quanto a questo, la vedremo, mio caro baleniere.
— Vi è poco da scherzare cogli orsi bianchi. Valgono i grizly delle Montagne Rocciose.
Quello che ho veduto io era lungo non meno di due metri.
— Signor di Montcalm, che cosa pensate di fare?
— Lo domando a voi, Walter.
— Se provassimo a sparare un po’ di rivoltellate per deciderli a mostrarsi?
— Si può tentare. Dik, prendete anche voi un fucile e mettetevi all’altro finestrino.
Se si alzano, non fate economia di piombo.
— Sono pronto.