Pagina:Una sfida al Polo.djvu/214

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208 capitolo xvi.


— Preferirei invece aumentare e passare sopra quelle spaccature in piena volata.

— Fate come volete, purchè la vettura di rimorchio non si spezzi.

— Rispondo io di tutto, signore. —

La interminabile pianura che si stende lungo le coste occidentali della baia di Hudson, spingendosi fino al golfo di Boothia, incominciava infatti a diventare pessima.

La tempesta che doveva aver infuriato con estrema violenza verso il nord, aveva accumulate la neve in quantità enormi, formando delle vere bastionate alte parecchi metri e che l’automobile era costretto a montare, non esistendo altri passaggi.

Per di più il gelo intenso l’aveva rassodata sopra i numerosi corsi d’acqua che si scaricano nella baia, in modo da non potersi più scorgere.

Una rottura dello strato nevoso poteva accadere da un momento all’altro sotto il peso delle due vetture, piuttosto considerevole, e delle gravissime conseguenze potevano succedere.

Lo chaffeur che ci teneva, dopo tutto, alla propria pelle per poter godersi più tardi i dollari di mister Torpon, aveva aumentata la velocità per passare di slancio sopra quei pericolosi ostacoli.

Da trenta miglia all’ora era passato alle cinquanta. Il motore funzionava rabbiosamente imprimendo alle ruote una rapidità vertiginosa.

La vettura traballava come una nave in piena tempesta, inclinandosi ora a babordo ed ora a tribordo, poi si alzava di colpo per superare le bastionate di neve che si succedevano senza interruzione e sempre più ripide.

Il canadese e lo studente sotto quelle scosse incessanti si urtavano l’un l’altro con grande pericolo di rompersi la testa.