Pagina:Una sfida al Polo.djvu/252

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246 capitolo xix.


Guardateli: fingono di non accorgersi nemmeno della nostra presenza e sfondano il ghiaccio per cercarsi la colazione. —

Era proprio vero. Dopo quella carica furiosa, si erano improvvisamente calmati, ed a gran colpi di corna si erano messi a rompere la superficie gelata per cercare forse dei licheni che non dovevano certamente trovare, poichè sotto le loro zampe stava il mare.

— Se sprofondassero tutti? — disse lo studente.

— Uhm!... — fece il canadese. — Non saranno così sciocchi da prendere un bagno che è troppo freddo in questa stagione.

Non sono già degli orsi bianchi.

— E che abbiano proprio intenzione di tenerci prigionieri?

— Pare di sì, Walter.

— E noi aspetteremo i loro comodi? Ah no, per tutti i fulmini di Giove.

Signor Gastone, ho ancora in tasca tre dollari, gli ultimi. Volete che li giuochiamo?

— Contro chi? Contro i buoi muschiati?

— Io li giuocherò sulla canna del mio fucile. I mauser tirano ben altro che a cinque o seicento metri.

Io punto un dollaro su ogni palla.

— Ed io una sterlina, — rispose il canadese.

— Perderete.

— Vedremo.

— Ed io le mie tre pipe, — disse l’ex-baleniere.

— Vada anche per le vostre pipe, quantunque puzzino come se fossero passate attraverso di loro dieci piantagioni di tabacco.

— Sono ben cotte, signor mio, e perciò più pregiate.

— Le proveremo: io metterò contro ognuna tre bottiglie di gin che il signor di Montcalm mi addebiterà.