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Io avevo imparato ad amare, nel Cantus firmus, le gradazioni, le scolorazioni, i profumi, le linee spezzate, le forme indefinite pieghevoli, fuggitive della febbre mistica, dell’ebrietà sacra, del Ricordo invincibile, della Speranza invincibile.
Avevo imparato a dolorare serenando con Beethoven, a pensare dolorando con Schumann, a sorridere lacrimando con Chopin, a sostituire con Riccardo Wagner, alle realità mediocri e comuni, la visione armoniosa d’un