Pagina:Vannicola - De profundis clamavi ad te, 1905.djvu/108

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l’Urbe, e precipitarsi nel sacro recinto, e tuffare le mani nel sangue vermiglio della gran Donna.

Anche la mia anima si profondò nell’oscurazione subitanea di quella pausa.


Ma la visione sinfoniale mi si ripresentò nei sensi, espresse la nuova e piú solenne Melodia sorta dal silenzio delle catacombe, l’andare grave e sicuro d’innumerabili monaci nati dall’eternità di Roma, attinse la massima altezza nel latino dei salmi.

Il miracolo si rinnovava e si compieva.

Il gran Pescatore stendeva dal Vaticano su tutta la terra la sua rete invisibile, infrangeva le corone sulla fronte dei re, e li menava nella città eterna non più captivi come i re marmorei dell’arco di Costantino, ma liberi a trasfigurarsi sui sette colli negli splendori della nuova civiltà latina.

Roma stringeva nuovamente nelle sue braccia il mondo; il fuoco latino si liberava nuo-