Pagina:Vannicola - De profundis clamavi ad te, 1905.djvu/29

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un pianto che si sente sorgere dal profondo e che non si sente giungere agli occchi.


Tutta bella sei tu, o amica mia! soave e splendida come Gerusalemme.


La solennità dell’inno s’alzò poi grave, maestosa, unisona, sonora, altissima come il coro di mille voci insieme, ripetuta per l’ampia navata dagli innumerevoli echi dei lenti modi architettonici, e colpì le mie orecchie come l’urlo di tutta l’umanità innanzi all’apparire fulmineo del miracolo:

                         Sanctus, sanctus, sanctus
                    Dominus, Deus Sabaoth!
                    Pleni sunt coeli et terra
                    Majestate gloriae tuae.

E l’organo campeggiava alto e solo, austero, solenne, desideroso d’azzurri, vertigi-