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Il dolore beethoveniano è edificante, è un dolore che costruisce.
Il dolore beethoveniano costruisce un monumento, e questo monumento è una città, la città di Dio, la città della gioia, la Gerusalemme celeste.
Ogni musica di Beethoven è una pietra gettata nelle fondamenta della Gerusalemme celeste.
Se si potesse condensare l’intero dolore beethoveniano in una pagina, e questa pagina in una frase, e questa frase in una parola, la parola sarebbe Gioia.
Nella profondità della sua desolazione vi sono dei fulgori di felicità e di gloria, i fulgori che irradiano l’oceano quando, al mattino, il sole ascende verso il cielo dopo essersi lavato nel profondo del mare.