Pagina:Vannicola - De profundis clamavi ad te, 1905.djvu/84

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sempre lui sotto altre forme, le stesse aspirazioni non saziate, le stesse angoscie, gli stessi desideri tormentosi: «Miseria! miseria!» grida Sigmundo figlio di Wotan. E Frika getta al suo sposo l’amaro rimprovero: Questa miseria è opera tua!

Come egli comprende allora la sua colpa! Come si rammarica d’aver abdicata la sua libertà! Come vede chiaramente che l’organizzazione attuale delle cose è mala nel suo principio e che, ormai, l’essere che obbedirà alla sua natura verrà ad urtare contro la legge e a diventarne inevitabilmente vittima! Come vede che bisogna cambiare l’orientamento del mondo, illuminare l’istinto con l’intelligenza e, dall’egoismo, ritornare all’amore! «Sparisci dunque, o splendore divino e bugiardo! Crolla dunque o Walhalla con la tua foresta di bianche torri e con la tua cinta d’infrangibili ripari! Io t’abbandono o mia opera! Io non bramo più che una cosa sola: la fine! la fine!»

Tutta la metafisica della Tetralogia parte dunque dal conflitto fra l’eroismo e l’amore. E non l’amore di Sigfrido per Brunhilde,