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amore spontaneo, istintivo, sano, ma breve, fiore selvaggio dai colori violenti ma efimeri. L’amore nobile e generoso di Brunhilde, che alla salvezza di Sigmundo e di Siglinda sacrifica i suoi privilegi divini, e che poi di fronte al rogo di Sigfrido immola gioiosamente la sua stessa vita. A questo punto ogni egoismo scompare. Non è più l’amante che parla in Brunhilde, è la profetessa ispirata che canta l’inno della liberazione universale. L’opera redentrice è compiuta: l’egoismo è vinto.
Sigfrido e Brunhilde, l’uomo forte e la donna devota, simbolizzano così i due aspetti dell’ideale Natura umana: Forza e Bontà.
Espulso dalla patria, disingannato d’un certo suo bel sogno di libertà e di fraternità, – un sogno che pare un irradiamento del canto giubilante della IX Sinfonia, verbo nuovo d’una gioia più terribile dell’ebrezza dionisiaca perchè nata dalla disperazione universale – Wa-