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che sventola in fine del dramma avvolgersi per morire.
Questa lettera mostra chiaramente che, in Tristano, sotto il dramma psicologico, si nasconde un dramma metafisico. Infatti in Tristano e Isotta vi sono due drammi che si penetrano mutualmente nell’opera d’arte, portando così al suo apice l’interesse e l’emozione d’ogni anima che sappia intendere il simbolismo degli avvenimenti e degli esseri moventisi in una regione ben superiore alla realtà.
Guardate l’inebriante, frenetico, gaudioso e angoscioso duetto del secondo atto. Dramma psicologico nella prima stretta, lungamente muta per la sovrabbondanza dell’emozione ancora anelante, poi tempestosa di domande e di risposte, di dubbi e di certezze, di spasimi o d’estasi: «Sei tu mio? Posso io toccarti? Finalmente! Sono questi i tuoi occhi? È la tua bocca? Sono io? Sei tu? Quanto tempo senza vederti! Così lungi e così vicini! Tanto vicino e tanto lontano! Tristano! Isotta! Isotta! Tristano!»
Ma dramma metafisico nel lungo, intimo