Pagina:Vannicola - De profundis clamavi ad te, 1905.djvu/88

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dialogo che si sviluppa in seguito sommergendo in un delirio di tenerezza la furia delle sensazioni e i tumulti del sangue e dell’anima, come due torrenti che dopo essersi infranti in un cozzo violento, proseguono in un solo cammino sempre più lenti di gorgo in gorgo, sempre più calmi, sempre più tranquillati. Le voci s’inviluppano e si bevono sussurrate appena, ascoltate dalla bocca più che dalle orecchie, i corpi si fondono indissolubilmente nella più perfetta delle fusioni, fuori d’ogni luce, fuori d’ogni esistenza, nella profondità dell’ombra, nell’impero meraviglioso della Notte amica, nella primitiva unità dell’Essere: O Notte immensa, Notte d’amore, discendi e versa l’oblio supremo, accoglimi nel tuo vasto seno, liberami dall’universo! Luce ostile ti sei spenta, e i nostri pensieri, e i nostri sogni, e i nostri ricordi, e le nostre speranze, e tutta si compie nella Notte immensa, nella Notte d’amore, nella Notte santa, benefica, redentrice dove confusi noi c’immergiamo, come nella nostra anima comune, come nell’oscura anima universale.