Pagina:Vannicola - De profundis clamavi ad te, 1905.djvu/96

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La melodia che porta il sospiro della loro comune aspirazione s’esala da essi e fra essi in una casta voluttà e va dall’uno all’altro come il bacio mistico di due anime.

Due volte l’Ideale formola il suo profondo divieto:

– Non interrogarmi mai, nè ti prender cura del paese onde vengo, nè il mio nome, nè la mia razza domandami mai!

E gli risponde Elsa, nello slancio della sua riconoscenza:

– Mio protettore! Mio Angelo! Tu che credi fermamente all’innocenza mia! Qual delitto sarebbe il dubbio che mi rapirebbe la fede in te.

Ma, Psiche imprudente, essa dubiterà fatalmente di lui e del suo divino messaggio. E l’Angelo si vela e sparisce verso la sua avventurata patria, ritto sopra una barca leggera condotta da un cigno meraviglioso, brillando al sole nella sua armatura lucente. Elsa lo richiama invano dal fondo di sua solitudine.

Tannhauser, fuggendo le lascivie del Venusberg, si redime nell’amore casto di Elisabetta: