Pagina:Vannicola - De profundis clamavi ad te, 1905.djvu/97

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– «Riconosco ora questo universo al quale io m’ero sottratto, il cielo mi sorride, la primavera mi riempie, e il mio cuore grida impetuosamente: – Verso di essa! Verso di essa!»

Ma la seduzione fatidica di Venere opera in lui a sua insaputa:

– Volframo, anch’io conosco la fontana meravigliosa.

Ma se io sento il desiderio, perchè non mi avvicinerei? E se me n’avvicino, perchè non vi dovrei appressare le labbra? Brucia per sempre il mio desiderio, per sempre io mi disseto alla fonte, ed è così che io riconosco l’essenza la più reale dell’amore.... Non amore senza piacere!

E sempre più la terribile seduzione torbida e vaga opera in lui, fatidicamente.

È come un torpore che gl’invade tutto l’essere nella malìa d’una visione indistinta e pur nota; è come una melodia impercettibile che si risveglia nel silenzio commosso dei suoi sensi, e che si svolge, s’allarga, monta, trabocca.

Melodìa sorda e terribile, effluvio di sorti-