Pagina:Vannicola - De profundis clamavi ad te, 1905.djvu/99

Da Wikisource.

E muore Elisabetta sprigionando l’anima in quel dolore come un aroma nella fiamma.

Invanamente il pallido pilota del vascello fantasma scruta nel lugubre vuoto del mare e del cielo, dannato alla sua corsa maledetta sull’oceano furioso e convulso, nella notte nera.

Qualche stella trema un istante furtiva, e il pallido pilota si slancia disperatamente quasi per trattenerla, e i suoi occhi torbidi divengono allora ardenti come pietre di maleficio.

Invanamente.

E il pallido pilota sempre prosegue la sua corsa maledetta sopra il mare nero, sotto il cielo nero, nella notte nera, e sempre il suo tragico destino gonfia le vele al sinistro vascello. D’improvviso una bianca luce divampa nella notte nera, sopra il nero del mare, sotto il nero del cielo.

È l’amore di Senta, è la liberazione:

– Io conosco i tuoi dolori e ti son fedele fino alla morte!

Invanamente.

Fino alla morte essa gli sarà fedele, pure