Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/142

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con altri fiumi del Friuli. Nell’altra faccia dirimpetto all’Adria era l’isola di Candia, dove si vedeva Giove essere allattato dalla capra, con molte ninfe intorno; a canto a questo, cioè dirimpetto alla Drava, era il fiume del Tagliamento et i monti di Cadoro, e sotto a questo, dirimpetto al Po, era il lago Benaco et il Mincio che entravano in Po; allato a questo e dirimpetto alla Brenta era l’Adice et il Tesino entranti in mare. I quadri dalla banda ritta erano tramezzati da queste virtù collocate nelle nicchie: Liberalità, Concordia, Pietà, Pace e Religione. Dirimpetto nell’altra faccia erano: la Fortezza, la Prudenza Civile, la Iustizia, una Vettoria con la guerra sotto et in ultimo una Carità. Sopra poi erano cornicione architrave et un fregio pieno di lumi e di palle di vetro piene d’acque stillate, acciò avendo dietro lumi rendessono tutta la stanza luminosa. Il cielo poi era partito in quattro quadri, larghi ciascuno dieci braccia per un verso e per l’altro otto, e tanto quanto teneva la larghezza delle nicchie di quattro braccia, era un fregio che rigirava intorno intorno alla cornice et alla dirittura delle nicchie, veniva nel mezzo di tutti vani un quadro di braccia tre per ogni verso. I quali quadri erano in tutto ventitré, senza uno che n’era doppio sopra la scena, che faceva il numero di ventiquattro. Et in quest’erano l’Ore, cioè dodici della notte e dodici del giorno. Nel primo de’ quadri grandi dieci braccia, il quale era sopra la scena, era il Tempo che dispensava l’Ore ai luoghi loro, accompagnato da Eolo dio de’ Venti, da Giunone e da Iride; in un altro quadro era all’entrare della porta il carro dell’Aurora, che uscendo delle braccia a Titone andava spargendo rose, mentre esso carro era da alcuni galli tirato; nell’altro era il carro del Sole, e nel quarto era il carro della Notte, tirato da barbagianni, la qual Notte aveva la luna in testa, alcune nottole innanzi e d’ogni intorno tenebre. De’ quali quadri fece la maggior parte Cristofano, e si portò tanto bene, che ne restò ognuno maravigliato, e massimamente nel carro della Notte, dove fece di bozze a olio quello che in un certo modo non era possibile. Similmente nel quadro d’Adria fece que’ mostri marini con tanta varietà e bellezza, che chi gli mirava rimanea stupito come un par suo avesse saputo tanto. Insomma, in tutta quest’opera si portò oltre ogni credenza da valente e molto pratico dipintore, e massimamente nelle grottesche e fogliami. Finito l’apparato di quella festa, stettono in Vinezia il Vasari e Cristofano alcuni mesi, dipignendo al Magnifico Messer Giovanni Cornaro il palco o vero soffittato d’una camera, nella quale andarono nove quadri grandi a olio. Essendo poi pregato il Vasari da Michele San Michele architettore veronese di fermarsi in Vinezia, si sarebbe forse volto a starvi qualche anno, ma Cristofano ne lo dissuase sempre, dicendo che non era bene fermarsi in Vinezia, dove non si tenea conto del disegno, né i pittori in quel luogo l’usavano, senzaché i pittori sono cagione che non vi s’attende alle fatiche dell’arti, e che era meglio tornare a Roma, che è la vera scuola dell’arti nobili e vi è molto più riconosciuta la virtù che a Vinezia. Aggiunte adunque alla poca voglia che il Vasari aveva di starvi le disuasioni di Cristofano, si partirono amendue. Ma perché Cristofano, essendo ribello dello stato di Firenze, non poteva seguitare Giorgio, se ne tornò a San Giustino dove non fu stato molto, facendo sempre qualcosa per lo già detto abbate, che andò a Perugia