Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/143

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la prima volta che vi andò papa Paulo Terzo, dopo le guerre fatte con i perugini, dove nell’apparato che si fece per ricevere Sua Santità, si portò in alcune cose molto bene, e particolarmente al portone detto di frate Rinieri, dove fece Cristofano, come volle monsignor della Barba allora quivi governatore, un Giove grande irato et un altro placato, che sono due bellissime figure, e dall’altra banda fece un Atlante col mondo addosso et in mezzo a due femine, che avevano una la spada e l’altra le bilance in mano. Le quali opere, con molte altre che fece in quelle feste Cristofano, furono cagione che fatta poi murare dal medesimo pontefice in Perugia la cittadella, Messer Tiberio Crispo, che allora era governatore e castellano, nel fare dipignere molte stanze volle che Cristofano, oltre quello che vi avea lavorato Lattanzio pittore marchigiano insin allora, vi lavorasse anch’egli. Onde Cristofano non solo aiutò al detto Lattanzio, ma fece poi di sua mano la maggior parte delle cose migliori, che sono nelle stanze di quella fortezza dipinte. Nella quale lavorò anco Raffaello dal Colle et Adone Doni d’Ascesi, pittore molto pratico e valente, che ha fatto molte cose nella sua patria et in altri luoghi. Vi lavorò anco Tommaso del Papa Celio pittore cortonese; ma il meglio che fusse fra loro e vi acquistasse più lode, fu Cristofano, onde messo in grazia da Lattanzio del detto Crispo, fu poi sempre molto adoperato da lui. Intanto avendo il detto Crispo fatto una nuova chiesetta in Perugia, detta Santa Maria del Popolo, e prima del Mercato, et avendovi cominciata Lattanzio una tavola a olio, vi fece Cristofano di sua mano tutta la parte di sopra, che invero è bellissima e molto da lodare. Essendo poi fatto Lattanzio, di pittore bargello di Perugia, Cristofano se ne tornò a San Giustino, vi si stette molti mesi pur lavorando per lo detto signor abate Bufolini. Venuto poi l’anno 1543 avendo Giorgio a fare per lo illustrissimo cardinal Farnese una tavola a olio per la Cancelleria grande et un’altra chiesa di Santo Agostino, per Galeotto da Girone, mandò per Cristofano, il quale andato ben volentieri, come quello che avea voglia di veder Roma, vi stette molti mesi facendo poco altro che andar veggendo, ma nondimeno acquistò tanto, che tornato di nuovo a S. Iustino fece per capriccio in una sala alcune figure tanto belle, che pareva che l’avesse studiate venti anni. Dovendo poi andare il Vasari l’anno 1545 a Napoli a fare ai frati di Monte Uliveto un refettorio di molto maggior opera che non fu quella di San Michele in Bosco di Bologna, mandò per Cristofano, Raffaello dal Colle e Stefano sopra detti, suoi amici e creati, i quali tutti si trovarono al tempo determinato in Napoli, eccetto Cristofano, che restò per essere ammalato. Tuttavia essendo sollecitato dal Vasari si condusse in Roma per andare a Napoli, ma ritenuto da Borgognone suo fratello, che era anch’egli fuoruscito, et il quale lo voleva condurre in Francia, si perdé quell’occasione; ma ritornando il Vasari l’anno 1546 da Napoli a Roma per fare ventiquattro quadri che poi furono mandati a Napoli e posti nella sagrestia di San Giovanni Carbonaro, nei quali dipinse in figure d’un braccio o poco più storie del Testamento Vecchio e della vita di San Giovanni Battista, e per dipignere similmente i portelli dell’organo del piscopio che erano alti braccia sei, si servì di Cristofano, che gli fu di grandissimo aiuto e condusse figure e paesi in quell’opere