Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/228

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in compagnia d’altri pittori ferraresi, una cappelletta; la quale finita gli fu di nuovo interrotto il partirsi dalla molta cortesia di Messer Antonio Costabili, gentiluomo ferrarese di molta autorità, il quale gli diede a dipignere nella chiesa di Santo Andrea all’altar maggiore una tavola a olio. La quale finita, fu forzato farne un’altra in San Bertolo, convento de’ monaci cistercensi, nella quale fece l’adorazione de’ Magi, che fu bella e molto lodata. Dopo ne fece un’altra in Duomo piena di varie e molte figure, e due altre, che furono poste nella chiesa di Santo Spirito, in una delle quali è la Vergine in aria col Figliuolo in collo e di sotto alcun’altre figure, e nell’altra la Natività di Gesù Cristo. Nel fare delle quali opere, ricordandosi alcuna volta d’avere lasciato Roma, ne sentiva dolore estremo et era risoluto per ogni modo di tornarvi, quando sopravenendo la morte di Piero suo padre, gli fu rotto ogni disegno. Perciò che, trovandosi alle spalle una sorella da marito et un fratello di quattordici anni e le sue cose in disordine, fu forzato a posare l’animo et accomodarsi ad abitare la patria. E così, avendo partita la compagnia con i Dossi, i quali avevano insino allora con esso lui lavorato, dipinse da sé nella chiesa di San Francesco in una cappella la ressurezione di Lazzero, piena di varie e buone figure, colorita vagamente e con attitudini proprie e vivaci che molto gli furono comendate. In un’altra cappella della medesima chiesa dipinse l’uccisione de’ fanciulli innocenti fatti crudelmente morire da Erode, tanto bene e con sì fiere movenze de’ soldati e d’altre figure, che fu una maraviglia. Vi sono oltre ciò molto bene espressi nella varietà delle teste diversi affetti, come nelle madre e balie la paura, ne’ fanciulli la morte, negl’uccisori la crudeltà et altre cose molte che piacquero infinitamente; ma egli è ben vero che in facendo quest’opera, fece Benvenuto quello che insin allora non era mai stato usato in Lombardia: cioè fece modelli di terra per veder meglio l’ombre et i lumi e si servì d’un modello di figura fatto di legname, gangherato in modo che si snodava per tutte le bande et il quale accomodava a suo modo, con panni addosso et in varie attitudini. Ma quello che importa più, ritrasse dal vivo e naturale ogni minuzia, come quelli che conosceva la diritta essere imitare et osservare il naturale. Finì per la medesima chiesa la tavola d’una cappella, et in una facciata dipinse a fresco Cristo preso dalle turbe nell’orto. In S. Domenico della medesima città dipinse a olio due tavole: in una è il miracolo della croce e Santa Elena, e nell’altra è San Piero martire con buon numero di bellissime figure; et in questa pare che Benvenuto variasse assai dalla sua prima maniera, essendo più fiera e fatta con manco affettazione. Fece alle monache di S. Salvestro in una tavola Cristo che in sul monte ora al Padre mentre i tre Apostoli più abbasso si stanno dormendo. Alle monache di San Gabriello fece una Nunziata, et a quelle di Santo Antonio, nella tavola dell’altare maggiore, la Ressurezione di Cristo. Ai frati ingesuati, nella chiesa di San Girolamo all’altare maggiore, Gesù Cristo nel presepio con un coro d’Angeli in una nuvola, tenuto bellissimo. In Santa Maria del Vado è di mano del medesimo, in una tavola molto bene intesa e colorita, Cristo ascendente in cielo e gli Apostoli che lo stanno mirando; nella chiesa di San Giorgio, luogo fuor della città de’ monaci di Monte Oliveto, dipinse in una tavola a olio i Magi che